Spaccato a metà. È così che si presenta ora il Perù, dopo il secondo turno delle elezioni presidenziali, svoltosi lo scorso 6 giugno. Da una parte, Pedro Castillo, vincitore del ballottaggio con il 50,14% dei voti. Dall’altra, la sfidante, Keiko Fujimori, che ha conquistato 49,86% delle preferenze. Due visioni del mondo, due progetti politici agli antipodi. Castillo si è candidato alle elezioni con Perú Libre, una formazione populista che si ispira al marxismo-leninismo. Fujimori e il suo partito, Forza Popolare, promuovono un populismo di destra, di tipo liberista.
Anche dal punto di vista bio
“La democrazia è la forma di governo peggiore che esista, fatta eccezione per tutte le altre”, amava dire Winston Churchill, con la brillante arguzia che lo caratterizzava.
Nel 1924, l’Italia non era certo una democrazia come lo è oggi — era una monarchia costituzionale —, ma aveva comunque una struttura parlamentare. Il Parlamento del Regno d’Italia, istituito nel 1861, al momento della nascita del paese come entità politica unitaria, era articolato in due rami: il Senato, a nomina regia, e la Camera dei deputati, eletta periodicamente dai sudditi aventi diritto di voto. Il socialista Giacomo
Fare della canzone popolare Bella ciao l’inno ufficiale delle cerimonie del 25 aprile, giorno della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. L’idea è venuta a un gruppo di parlamentari — del Partito Democratico (PD), ma anche di altre forze politiche, come Italia Viva e Movimento 5 Stelle — che, venerdì 4 giugno, hanno presentato alla Camera una proposta di legge in merito.
Il testo del disegno legislativo si compone di un solo articolo, diviso in due commi. Nel primo, si chiede il riconoscimento della famosa canzone popolare come espressione dei valori alla base della nascita e dello svilupp
Vincere Sanremo è una di quelle cose che ti cambiano la vita. Chi conosceva Mahmood prima che vincesse l’edizione 2019 del prestigioso festival musicale? Io, no di certo. E con me, milioni di persone. Ma poi, improvvisamente, Soldi — il brano presentato a Sanremo dall’artista milanese — era ovunque. Al bar, al supermercato, nei programmi radio che capitava di ascoltare dal parrucchiere, negli algoritmi di YouTube. Nel maggio di quello stesso anno, Mahmood aveva rappresentato l’Italia all’Eurovision Song Contest di Tel Aviv, e il suo successo era diventato internazionale. Ricordo i commenti, pi
La loro è una fascia d’età che, in questi mesi pandemici, è stata spesso demonizzata. Accusata di superficialità ed egoismo. Di edonismo sfrenato e autoreferenziale. “Sono narcisisti e poco solidali”, si è detto di loro sui media, sulle reti sociali, nelle chiacchiere tra amici e parenti. Naturalmente, come spesso accade, a fare notizia sono stati i comportamenti più negativi. L’impazienza. La ribellione insolente. Il chiasso di chi non voleva rinunciare a niente, nel nome di una presunta libertà.
Etichette. Stereotipi. Generalizzazioni ingiuste. I ragazzi, nella maggior parte dei casi, non son