Durante questa surreale settimana di commenti e di reazioni a quello che, a tutti gli effetti, è stato l’11 settembre europeo, si è sentito, in Italia, così come in America, tutto e il contrario di tutto.
Anche la riflessione, senz’altro giusta, che la vita umana ha lo stesso valore dappertutto, e che alle vittime del terrorismo non si può applicare la regola dei “due pesi, due misure.”
Il suo corollario però, che si è anche sentito spesso, risulta, secondo me, pericolosamente relativista.
In molti, infatti, hanno detto che le stesse manifestazioni pubbliche di cordoglio e di condanna, andrebbero estese alle vittime del terrorismo di Beirut, (una bomba il giorno prima dell’attento di Parigi, Sharm-El-Sheik, in Egitto), (l’aereo russo delle vacanze probabilmente abbattuto in volo sul Sinai) e Bamako (la capitale del Mali dove i jihadisti hanno assaltato l’hotel Radisson, pieno di occidentali e non solo). E sto solo citando gli attentati più recenti.
Qualcuno in Italia, addirittura, sulla base di questa argomentazione, si è dissociato dalle cerimonie pubbliche; come le 4 studentesse musulmane di Varese che durante il minuto di silenzio dedicato alle 130 vittime del venerdì 13 parigino, si sono allontanate, per protesta dall’aula.
E il “giubileo della misericordia”, iniziato l’8 dicembre, con le sue folle di pellegrini da tutto il mondo radunati a migliaia intorno ai luoghi sacri, offre su un piatto d’argento ai male intenzionati l’occasione di tradurre le intenzioni in fatti – o meglio, misfatti!
Sì, perché, tanto per cominciare, questo anno santo “fuori stagione” (di solito cade ogni 25 anni e l’ultimo era stato nel 2000) è stato istituito all’ultimo momento da papa Francesco e, per giunta, anche un po’ “a sorpresa”: sembra infatti, almeno secondo fonti vaticane bene informate, che sia stata un scelta quasi, se n
Io che vegetariano non sono, anzi tutt’altro, ho sempre amato questa festa americana, la più americana di tutte, più del 4 luglio, anche perché in teoria, e secondo la leggenda sarebbe incominciata molto prima del 1776.
La amo, e l’ho sempre amata, perché, tanto per cominciare, è una festa vera, e non una di quelle fittizie, piazzate strategicamente, e artificialmente di lunedì per farsi il weekend lungo, che poi alla fine spesso serve solo per andare a comprare macchine o materassi in offerta speciale.
Anche il Thanksgiving, o giorno del ringraziamento, come si traduce in Italia, é un