Il sogno di Kemal Kılıcdaroglu si è infranto, definitivamente, la notte del 28 maggio. La notte in cui, in Turchia, si sono contate le schede del secondo turno delle elezioni presidenziali. Il vantaggio del presidente uscente sul suo rivale, candidato di una coalizione elettorale che riuniva sei formazioni d'opposizione, era già emerso al primo turno, domenica 14 maggio, ed è stato confermato al ballottaggio.
E così, Erdogan, alla guida dello Stato turco da due decenni, rimane al centro del potere. Nonostante il crescente clima autoritario e corrotto che si respira nel paese, nonostante una pro
L’estate dei lavoratori introvabili. Così, con un titolo per un articolo pubblicato lo scorso 28 maggio, La Stampa si riferiva all’estate 2023. Il fenomeno a cui allude il quotidiano torinese, in realtà, è stato osservato anche l’anno scorso, nei mesi estivi, ed è stato attribuito, da sociologi e osservatori vari, ad una nuova filosofia di vita — una nuova piramide di preferenze esistenziali —, emersa in epoca pandemica. Davanti a un mondo volatile, molte persone non sono più disposte a sacrificarsi nel nome di un futuro che appare sempre più incerto e, in qualche modo, slegato dall’impegno qu
Il 20 maggio 1960, La dolce vita di Federico Fellini conquistava la Palma d’oro al festival di Cannes. Con la sua scelta, la giuria del grande evento premiava la scommessa di un artista che aveva voluto realizzare un’opera complessa, stravagante ed eretica. Un’opera che si ribellava, ostinata, agli schemi della drammaturgia. Che dimenticava gli archi narrativi e le altre regole del racconto. Che sfidava tabù e logiche del mercato.
Ci vuole una chiave, per entrare nel mondo de La dolce vita. Una chiave di lettura. Il critico cinematografico e sceneggiatore Tullio Kezich nel suo Noi che abbiamo
L’hanno soprannominata “l’Elena Ferrante della Generazione Z”, in riferimento alla misteriosa scrittrice che, con L’amica geniale e altri romanzi, ha conquistato milioni di lettori in tutto il mondo, diventando una sorta di ambasciatrice della letteratura italiana contemporanea. Un’ambasciatrice di cui si conoscono alla perfezione parole e stile, ma non l’identità. E proprio come “Elena Ferrante”, pure “Erin Doom” è uno pseudonimo.
Si sa, nel gioco della seduzione, il mistero è un gran alleato. Della persona che si celava — per una strategia di marketing… o per amore della discrezione — dietro
Si apre con una domanda Oro, il libro autobiografico che Federica Pellegrini, stella indimenticabile del nuoto italiano, ha pubblicato lo scorso 16 maggio con la casa editrice milanese La nave di Teseo.
Una domanda solo apparentemente banale. “A cosa pensano i nuotatori quando nuotano?”, si chiede Federica, nella prima pagina del libro, e la mente di noi lettori vola veloce alle gare internazionali, alle piscine delle Olimpiadi, eleganti e maestose. A cosa pensano i nuotatori mentre, ai loro lati, “scorrono come un rosario i galleggianti che dividono le corsie”? Quel rosario che separa i sogni,