Benedetta: | Sai ho scoperto un locale dove servono degli aperitivi buonissimi. Il barman è veramente bravo e gli ho fatto i complimenti per il Bellini che mi ha preparato. |
Emanuele: | Dici sul serio? È davvero questo il tuo cocktail preferito? |
Benedetta: | Perché ti stupisci? Mi stai dicendo che a te questo drink non piace? |
Emanuele: | Mi piace tantissimo! Penso che il Bellini sia un ottimo aperitivo e lo preparo sempre ai miei amici quando vengono a cena a casa mia. |
Benedetta: | Anch’io! Nel prepararlo di solito prima verso del Prosecco in un flûte, e poi aggiungo succo e polpa di pesca bianca schiacciata. |
Emanuele: | Aspetta un attimo, qualcosa in questa ricetta non quadra… Credo che la tradizione vuole che si usino semplicemente succhi confezionati e non frutta fresca. |
Benedetta: | Forse questa è una tradizione che ti sei appena inventato. Io non ho mai sentito nulla del genere. Mi dispiace dirtelo, ma hai torto marcio! |
Emanuele: | E va bene, lo ammetto, io uso i succhi di frutta perché non voglio perdere tempo a sbucciare la frutta fresca. C’è qualcos’altro da sapere sul Bellini? |
Benedetta: | Tantissime cose. Si racconta che il caratteristico colore rosato del cocktail abbia ricordato al suo inventore la toga di un santo in un dipinto di Giovanni Bellini. |
Emanuele: | Forse avrò torto marcio, ma mi sembra di ricordare che Bellini fu uno dei più famosi pittori veneziani del Rinascimento? |
Benedetta: | No, questa volta hai pienamente ragione! |
Emanuele: | Non mi hai ancora dato un dettaglio importante: come si chiamava l’inventore di questo cocktail? |
Benedetta: | Hai ragione, te lo dico subito… Il Bellini fu inventato nel dopoguerra da Giuseppe Cipriani, proprietario e fondatore di uno dei bar più famosi di Venezia. |
Emanuele: | Stai parlando dell’Harry's Bar? Ci sono stato una volta, qualche anno fa. Se ricordo bene, si trova a pochi passi da Piazza San Marco. |
Benedetta: | Sì, esatto! Il locale divenne molto famoso perché era frequentato da artisti e scrittori importanti, come Ernest Hemingway e Truman Capote. |
Emanuele: | Una cosa che non ho mai capito è il motivo che spinse Cipriani a dare al suo bar un nome così esotico. |
Benedetta: | Si dice che Harry fosse uno studente americano che negli anni Venti viveva a Venezia con una zia. Harry e Giuseppe Cipriani si conobbero nel bar dove quest’ultimo lavorava come barman. |
Emanuele: | Adesso capisco... Harry doveva essere il nome del primo socio di Cipriani. |
Benedetta: | No, hai torto marcio. Il giovane ebbe un litigio con la zia, la quale partì all’improvviso, lasciandolo senza denaro. |
Emanuele: | Povero Harry, tutto solo e senza un soldo. E come fece a tornare in America? Scommetto che rimase a Venezia per tutta la vita. |
Benedetta: | Mi dispiace, ma continui ad avere torto marcio. Il giovane ebbe i soldi necessari per il viaggio grazie a un prestito che gli fece Cipriani. |
To be dead wrong
Avere torto marcio
To have a guilty conscience
Avere un peso sulla coscienza
To be caught red-handed, in the act, with your hand in the cookie jar
Con le mani nel sacco
To freeload, to be a sponger
Andare a scrocco