A chi, durante la campagna elettorale, lo criticava per il suo stile retorico contorto e poco espressivo, lui rispondeva, senza scomporsi: “voglio fare il cancelliere, non il direttore di un circo”. Nessuno è perfetto, si sa. Nemmeno Olaf Scholz, l’uomo che dallo scorso 8 dicembre ha preso il posto di Angela Merkel nel ruolo di cancelliere della Germania.
Pur non appartenendo allo stesso partito di colei che ha guidato la locomotiva d’Europa nel corso degli ultimi sedici anni, Scholz ha lo stesso fare calmo e rassicurante dell’inossidabile Merkel. La stessa aria seria e affidabile. Competente.
Andrei Grachev ha ottant’anni, e un’ottima memoria. Nel suo ultimo libro — pubblicato lo scorso novembre in Francia col titolo Le jour où l’URSS a disparu —, colui che fu consigliere politico e portavoce ufficiale dell’ex presidente sovietico Mikhail Gorbachev racconta un bel po’ di aneddoti e retroscena sugli ultimi giorni di quello che fu, dal 1922 al 1991, lo Stato più grande del mondo.
25 dicembre 1991, le 5 del pomeriggio. Gorbachev siede, in compagnia di Grachev, nel suo ufficio al Cremlino. È teso, inquieto. Tra due ore esatte, presenterà, in diretta televisiva, le sue dimissioni dal ruo
C’eravamo ormai abituati al suo sorriso gentile, a quel suo sguardo serio e cristallino, limpido come un cielo di montagna. Ma i giorni di Sergio Mattarella al Quirinale, come presidente della Repubblica, sono ormai contati. Il suo mandato scadrà infatti il prossimo 3 febbraio. La Costituzione italiana, in realtà, non prevede alcun divieto di rielezione al ruolo. Di fatto, è già successo, nel 2013. Quell’anno, Giorgio Napolitano, concluso il suo settennato, fu rinominato presidente; restò poi in carica fino al 2015. Ecco allora che, sull’onda di questo ricordo, molti, ora, come in preda a una
L’idea è nata nella primavera del 2020, nei tempi bui del primo lockdown. A quell’epoca, teatri e musei, chiusi al pubblico per decreto ministeriale, dopo un primo momento di smarrimento, avevano fatto buon viso a cattivo gioco, con intelligenza e pragmatismo. Complice la tecnologia, avevano deciso di offrire — online e per lo più gratuitamente — spettacoli d’archivio, mostre virtuali, conferenze, immagini e risorse didattiche. Nobile e necessario, l’obiettivo: creare uno spazio alternativo di comunicazione, un nuovo punto di contatto col pubblico, col mondo esterno. Nell’attesa di tempi migli
Col suo linguaggio onirico e iconoclasta, David LaChapelle è, da decenni, l’emblema del surrealismo pop in fotografia. Esuberanti. Coloratissime. Metafisiche. Politiche. Le sue immagini, riconoscibili al primo sguardo nella loro elaborata teatralità, rimangono impresse a lungo nella memoria di chi le osserva. Chi lo ama ne loda la creatività brillante, la capacità di reinterpretare, in chiave contemporanea, l’iconografia del Rinascimento italiano. Pensiamo, ad esempio, a The Rape of Africa, un’esplicita allusione a Venere e Marte di Sandro Botticelli. Nell’immagine creata da LaChapelle, la top