È un fiore coraggioso, la primula. Esuberante. Coincide col declino dell’inverno, col progressivo sciogliersi dell’ultima neve. È il primo fiore, ogni anno, a colorare boschi e prati, in montagna e in collina. Con la sua bellezza impaziente, è, per antonomasia, il simbolo della rinascita primaverile. Della speranza. E, a partire dal prossimo anno, la primula, nel nostro paese, avrà pure un importante ruolo comunicativo. Sarà, infatti, in ogni città d’Italia, il logo della campagna di vaccinazione contro il Covid che il governo intende implementare a partire dall’inizio del prossimo anno.
Lo han
Il logo era perfetto. Un pallone proiettato verso l’alto, come un razzo in volo verso il cielo, lasciava dietro a sé una scia rossa e gialla, i colori del sole. Era l’estate del 1982, e faceva caldo, in Europa, molto caldo, e non solo per ragioni meteorologiche. Quell’anno, in Spagna, un paese che rifioriva energico dopo il ferreo grigiore della dittatura franchista, si giocava la Coppa del Mondo FIFA, la Copa Mundial de Fútbol.
Il pomeriggio del 5 luglio, davanti a 44.000 spettatori, si era giocato a Barcellona l’incontro Italia-Brasile, valido per la semifinale. L’Italia, a dire il vero, era
Chiudete gli occhi. Vi propongo un piccolo esperimento mentale. Immaginate di avere una macchina del tempo: potete passare un paio d’ore in un luogo, qualunque luogo, in un preciso momento storico del passato. Dove andreste? Mentre ci pensate, vi dico che farei io. Beh, io non ho dubbi: sceglierei la California degli anni Cinquanta, l’epoca del cool jazz. Andrei a San Francisco, al Black Hawk, una notte di primavera…
…Al tassista ho dato l’indirizzo esatto: 200 Hyde Street. È ancora presto, eppure, davanti alla porta c’è un gruppo di persone in attesa. Mi metto in fila, paziente. Finalmente, a
Immagino che l’imprenditore Oscar Farinetti, creatore della prestigiosa catena alimentare Eataly, conosca bene il pensiero di Jean Baudrillard. “Viviamo nella società dei consumi”, diceva un paio di settimane fa, durante un programma televisivo, citando il titolo di una delle opere più famose del celebre sociologo francese, teorico del consumo come atto comunicativo.
Io non so che cosa pensi, intimamente, Farinetti del consumismo che nelle società occidentali, da tempo, pervade ogni cosa. Di certo, in pubblico sfoggia un approccio pragmatico e, tutto sommato, molto intelligente. “Il problema no
L’Italia del secondo dopoguerra — quella del miracolo economico — era un posto allegro, energico, proiettato verso il futuro con una fiducia assoluta e commovente. Ma era anche, immagino, un luogo moralmente angusto, ancora dominato da una forte presenza della Chiesa cattolica, alleata del partito politicamente dominante in Parlamento, la Democrazia Cristiana.
Quell’Italia non piaceva molto a Giorgio Rosa, un ingegnere meccanico bolognese che, negli anni ‘50, decise di costruire un mondo tutto suo, un microuniverso che avrebbe ospitato un’utopia, un progetto di vita libero e alternativo.
C’è un