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Libano, elezioni parlamentari segnate da pessimismo e disincanto

9 May 2018
Domenica 6 maggio, in Libano, 3,7 milioni di persone sono state chiamate ad esprimere un voto in occasione delle elezioni parlamentari, le prime dal 2009. Dalle urne è emersa una consistente ascesa del gruppo sciita Hezbollah, che, insieme ai suoi alleati politici, ha conquistato oltre la metà dei seggi del Parlamento. Buono anche il risultato di Forze Libanesi un partito d’opposizione, guidato dal politico ed ex guerrigliero Samir Geagea. A soffrire un forte calo, invece, è stato il Movimento il Futuro, una formazione di centrodestra guidata dal premier sunnita Saad Hariri, figlio dell’ex primo ministro Rafiq, ucciso nel 2005 in un attentato esplosivo sul lungomare di Beirut.

Ad ogni modo, al di là dei risultati elettorali in sé, ciò che mi sembra davvero interessante nel caso di queste elezioni --svoltesi, non dimentichiamolo, con la guerra siriana alle porte-- è il forte tasso di astensione che hanno fatto registrare. Nonostante gli appelli lanciati da diversi esponenti del mondo politico libanese, non ultimo il presidente Michel Aoun, solo il 49,2% degli aventi diritto ha deciso di andare a votare, un netto calo rispetto alle legislative del 2009, quando la partecipazione era stata del 54%.

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