Iran, la pressione delle sanzioni sul popolo
7 November 2018
Iran, 5 novembre 2018. La gente è inquieta, attende i primi effetti della seconda ondata di sanzioni statunitensi con un misto di rabbia e paura. Con un nodo allo stomaco. Dell’entusiasmo e della speranza con cui, nel luglio 2015, migliaia di persone erano scese nelle strade per celebrare la firma dell’accordo sul nucleare —e la fine di tre anni di pesanti sanzioni economiche—, rimane solo il ricordo. Il paese, oggi, vive la sensazione di essere sull’orlo di un abisso.Le nuove sanzioni seguono il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare —deciso lo scorso maggio dal presidente Trump—, e mirano a colpire principalmente il settore energetico e finanziario del paese degli ayatollah. Una misura —a quanto si dice—, volta a frustrare le velleità egemoniche di Teheran nella regione mediorientale. Più ambizioso quello che —secondo molti—, sarebbe l’obiettivo di medio periodo: porre fine al regime teocratico che governa il paese dal lontano 1979. Come? Fomentando il dissenso popolare contro il regime. In fondo, non sarebbe la prima volta che un popolo, esasperato dalle difficoltà economiche e dall’assenza di prospettive per il futuro, si ribella contro chi lo governa…